Si conclude l'evento digitale
organizzato da Ieg - Italian Exhibition Group e dedicato al mercato del
foodservice. Negli interventi, attenzione alle esperienze oltreconfine e alle
strategie per riaccogliere i clienti
Ultimo giorno di eventi a Sigep
Expo, la manifestazione internazionale della gelateria, pasticceria e
panificazione artigianali e del caffè di Italian Exhibition Group trasferitasi
sulla piattaforma online (raggiungibile dal sito www.sigep.it) a causa delle
restrizioni dovute all'emergenza Covid. Situazione che non ha impedito alla
community di professionisti di confrontarsi sui temi del foodservice.
Uno sguardo al mercato Usa
Durante Outlook on the US Food
Industry, David Portalatin, senior vice president, food industry advisor di Npd
Group e Matteo Figura, director foodservice Italy di Npd Group hanno fornito
informazioni preziose per chiunque volesse esplorare il mercato americano del
foodservice, con insights sul comportamento dei consumatori, trends,
prospettive e, ancora, nuove opportunità di business nel settore del
food&beverage, in particolare, nelle categorie di prodotto bakery e
pasticceria.
Portalatin, per esempio, ha
evidenziato che dal 25 aprile al 10 ottobre 2020 si è registrato un aumento
della spesa nella casa (housewares) del +34%, negli elettrodomestici (small
appliances) pari a +32% e nello sport equipment (attrezzatura sportiva) attorno
al +28%. Motivo? Una maggiore capacità di fare cose a casa. Se prima
dell’arrivo della pandemia il rapporto tra casa e ristorazione era 80% contro
il 20%, oggi è 82% contro il 18%.
E questo dipende anche dal nostro
modo di lavorare, che è notevolmente cambiato in particolare a causa del
maggior ricorso allo smart working: nel 2021 più della metà della popolazione
americana vi ha fatto ricorso. La notizia positiva però è che si stanno
registrando segnali di ripresa nel comparto - il quick service registra oggi un
andamento migliore rispetto al foodservice - che dipendono anche delle diverse
misure di contenimento del contagio. Il drive thru e il delivery a gennaio 2021
segnano rispettivamente +24% e +154% grazie alle modalità digitali e alla
capacità di coinvolgere il consumatore.
Stop allo spreco alimentare, dal
pane si spilla la birra
L’Università di Scienze
gastronomiche di Pollenzo ha fatto entrare il tema della riduzione degli
sprechi alimentari nelle sue attività al Sigep, tra ricerca e didattica.
«Abbiamo condotto una ricerca applicata sulla stagionalità - hanno spiegato
Carol Povigna, coordinatrice del Pollenzo Food Lab e Nahuel Buracco, Pollenzo
Food Lab technician - e una sulla riduzione degli sprechi. Abbiamo incrociato
lo studio della produzione, con un’attenzione particolare alle ricette
canoniche o rivisitate, e il flusso produttivo».
Con le due "T" di
tecnologia e tradizione, occorre guardare alla versatilità degli alimenti, per
scoprire come fosse semplice, nella cucina di una volta, utilizzare tutto della
materia prima per ottenerne cibo. «Lo spreco non era tale, lo spreco nemmeno
immaginabile - ha affermato Povigna - c’erano prodotti di altro genere ottenuti
con altri percorsi. Il concetto chiave è far rientrare il cosiddetto scarto in
altri processi. Per esempio, ottenere una birra a base di pane con il processo
di fermentazione con i malti esausti». Fattibile, replicabile, curioso per il
palato.
Caffetteria, il futuro passa
dalle degustazioni coerenti
Dal banco alla sosta, è la
ricetta di Specialty Coffee Association Italia per la ripresa del settore
caffetteria. Magari coccolando il cliente con abbinamenti inediti di caffè e frutta
essiccata, con tecniche di estrazione alternative, con menu che suggeriscono
l’accoppiata con il dolce o il salato. Per invertire la tendenza figlia del
lockdown dell’impennata di consumo di caffè a casa e riportare il rito del
caffè nel suo tempio dedicato, bar o pasticceria che lo si voglia chiamare.
Quello che cambia è l’approccio della caffetteria, che diventa luogo di
degustazione.
Eppure, per riuscirci, occorre
prima entrare a casa del cliente: con la delivery dei grani, educando a metodi
di preparazione non usuali. Andrea Mongilardi e Nadia Rossi, firme di
Bargiornale, ne hanno parlato con Andrea Matarangolo, coordinatore education
per Sca Italy, la trainer Sca Chiara Bergonzi per poi spostarsi su due esempi
di caffetteria reinventata in chiave 2.0 in provincia e nella Capitale con
Samantha Giubertoni, titolare B.officina di Carpi e il romano Dario Fociani,
della caffetteria Faro - Caffè Specialty di Roma. Il messaggio è che la
coerenza ripaga sempre ed è il driver del successo per far tornare il cliente
nel locale, e tiene assieme competenza, comunicazione e materia prima caffè.
Pasticceria, il business model
passa da semplificazione e meno sprechi
Razionalizzazione e
semplificazione sono i grandi alleati della pasticceria, impegnata nella sfida
di aumentare i ricavi riducendo sprechi e invenduto. Un cambio di prospettiva
che si basa su un’attenta analisi dei fatturati, delle vendite, dei processi,
per riprogettare tutta l’attività, dal laboratorio al banco, fino alla vetrina.
Per Giovanni Giberti, titolare
della pasticceria milanese Pavè, la svolta è stata sfruttare il tempo del
lockdown per definire la strategia per una produzione in crescita. Un nuovo e
ampio laboratorio ha rivoluzionato la produzione, al servizio del punto vendita
con una logistica interamente rivista e la necessità di comunicare meglio al
banco, oltre che sui social.
Digitalizzazione, chiave del
rinnovamento della storica pasticceria, gelateria e caffetteria Marisa ad
Arsego di San Giorgio delle Pertiche, nel Padovano, di Luca Cantarin, maestro
Ampi che da oltre un decennio porta la testimonianza del negozio di famiglia
affermatosi nell’alta pasticceria. Con l’ingresso di tecnologia e competenze
nuove nel laboratorio, software specifici per gestire il negozio e ridurre gli
scarti, e un tecnologo preposto al suo utilizzo, raccolta di ordini anche
online, sistemi espositivi e di conservazione per ridurne il deperimento.
Programmazione è la parola chiave
per Roberto Rinaldini, maestro Ampi dal 2004 e membro di Relais Desserts, alfiere
della qualità dell’eccellenza della pasticceria artigianale italiana, in
particolare per le attività di grandi dimensioni che devono assicurarsi la
disponibilità di materie prime con ampio anticipo e pianificare ogni aspetto,
compresa la logistica. «Fermatevi, analizzate il fatturato e la produzione,
fate la distinta base di tutti i prodotti. Eliminate quelli superflui che
invecchiano in vetrina. L’obiettivo è lavorare meno, ma meglio, producendo il
giusto e marginando di più», ha consigliato Rinaldini.
Catene di gelateria, puntate sul
Made in Italy
Due imprenditori italiani alla
prova del post-pandemia, hanno giocato d’anticipo. Il primo è Domenico D'Addio,
co-founder e ceo di Gelato-Go, realtà nata nel 2013 che conta 25 punti vendita
tra Florida e California e uno a Hong Kong: «Nell’ultimo anno abbiamo
diversificato la nostra produzione inserendo una piccola linea di pasticceria e
rosticceria che lavora anche con grandi catene di hotel, dove i pastry chef
sono stati lasciati a casa. È stato un modo per mantenere quasi tutto il nostro
personale».
Il secondo è Luigi Tonolli,
co-fondatore di Bacio di Latte, catena nata nel 2010 che conta 130 punti
vendita in Brasile: «Prima della pandemia i prodotti non direttamente collegati
al gelato erano pari al 5% della produzione, oggi toccano il 25%, tra torte,
croissant, succhi, macedonie e milk-shake».
«Prima della pandemia le catene
di gelateria italiane nel mondo vantavano una crescita costante a doppia cifra,
che nel 2020 ha subito una battuta d’arresto. Nonostante ciò, negli ultimi mesi
abbiamo rilevato una ripresa tonica degli investimenti e del numero di nuove
aperture. Le catene sono ottime piattaforme per lo sviluppo internazionale del
business gelato e per l’approdo in mercati anche molto lontani dall’Italia», ha
spiegato Antonio Verga Falzacappa, fondatore di Sistema Gelato,
che ha aggiunto: «Abbiamo allo studio supporti di natura finanziaria per le
catene che acquistano materie prime, arredi e packaging da fornitori italiani».
In Cina la fiducia dei consumatori
passa dagli strumenti di pagamento
Dai dati del foodservice di Corea
del Sud, Giappone e Cina, c’è da imparare quale sia il potenziale di ripresa
del settore quando si esce dalla pandemia. Il quadro lo ha tracciato Sanjev
Kangatharan, direttore foodservice Australia di Npd Group in un dialogo con il
collega Matteo Figura.
Se le restrizioni in Corea del
Sud hanno portato a un crollo della spesa del 90%, in Giappone il declino del
settore sta rallentando e passa dal record del -34,5% di giugno al -13,7 del
dicembre scorso. Il mercato australiano ha visto perdere il 24% nel giugno 2020
per poi risalire. «Quel che è accaduto di interessante in Cina - ha detto
Kanthagaran - è che al distanziamento fisico della pandemia non è seguito un
disinteresse per il valore dell’esperienza del cibo. È rimasta l’idea del
contactless nei sistemi di ordine e pagamento, anche quando le persone hanno
potuto poi tornare a vivere fuori casa. I luoghi dove consumare i pasti sono
parte della routine delle persone, trasmettono un senso di coinvolgimento
emotivo che dà anche una sensazione di sicurezza e, quindi, di salute».
Dunque, il combinato disposto di
tecnologia contactless e meccanismi premianti di consumo come l’accumulo punti
di spesa e fiducia è la chiave di lettura della ripresa del Dragone. E ne
spiega il rimbalzo dal -31% di spesa per i pasti fuori casa nel primo trimestre
2020 sino all'ultimo trimestre, che registra un dato quasi prossimo allo zero.
Delivery dolce, nuova frontiera
Il Food Delivery nel 2020 vale
859 milioni di euro, secondo le stime di TradeLab. Nel secondo semestre dello scorso
anno, il food delivery ha rappresentato il 4% di tutte le occasioni di consumo
fuori casa, circa 176 milioni di occasioni di consumo. Di queste 37,6 milioni
sono state le consumazioni con delivery di food dolce (circa una su dieci). Un
fenomeno che ha accompagnato la crescita delle vendite online e si profila come
uno dei cambiamenti strutturali portati dalla pandemia e destinati a incidere
in maniera permanente sulle dinamiche della pasticceria. Se ne è parlato oggi
nella Vision Plaza di Sigep Exp, il format di Italian Exhibition Group che
caratterizza la piattaforma business dedicata ai professionisti del Out of
home. Col Elisabetta Cugini del magazine Dolcesalato e Monica Nastrucci di
Gruppo Food si sono esplorate le potenzialità che il digitale offre al pastry
business. Precursore dell’e-commerce con uno store virtuale online già da
alcuni anni, il pastry chef Roberto Rinaldini ha sottolineato come le vendite
online richiedano una shelflife di almeno 90 giorni e ricette studiate ad hoc,
mentre il delivery consenta di proporre il prodotto fresco. Essenziale dotarsi
di un customer service attento, che sappia risponde rapidamente e puntualmente
al cliente. Cui va aggiunta, sottolinea Giuseppe Solfrizzi, una organizzazione
interna flessibile e un’attenta selezione del delivery partner. Il pasticcere e
cioccolatiere Gianluca Fusto per il suo Fusto Milano, un laboratorio ispirato
agli “speak-easy” in pieno centro e senza insegna, con produzione dedicata
all’asporto e al delivery, ha scelto di usare solo Whatsapp per una
comunicazione più personale con la clientela. Accanto ai colossi del delivery,
nascono molti i vettori indipendenti che propongono il servizio di consegne.
Per esempio, Cosaporto.it, specializzato in prodotti di pasticceria, primo
quality delivery italiano che concepisce la consegna come un nuovo canale di
servizio e comunicazione al cliente, come ha precisato il CEO & Founder
Stefano Manili, evidenziando un trend di mercato attento al prodotto di qualità
e pronto a valorizzare le occasioni speciali anche a distanza.
Le sfide del gelato artigianale
Ripartire dal fiordilatte. È il
consiglio di Alberto Massensini, maestro gelatiere e docente di CAST Alimenti,
in diretta dal Sigep Lab, format di eventi live pensato da Italian Exhibition
Group per l’edizione digitale Sigep Exp. «È il gusto dal quale parte tutto il
resto. Dopo 10 anni di ragionamenti, sono arrivato a una ricetta semplice,
veloce, gustosa, genuina, che conta solo 4 ingredienti: latte, latte
concentrato, panna e neutro. Senza zucchero, senza latte in polvere. È una
ricetta che ha una ottima resa al banco, si mantiene di più, è amata dal
cliente e permette di risparmiare tempo, anche 1 o 2 ore al giorno, che possono
essere impiegate per dedicarsi al delivery o ad altri servizi. Lo stesso si può
fare con altri gusti base: cioccolato, nocciola, pistacchio vegano, crema».
Perché le attività che hanno retto l’urto del Covid sono state quelle che si
sono sapute adattare, snellendo processi e ottimizzando i servizi, spiega
Massensini: «Prima di lanciarsi in nuovi prodotti o nell’avventura del
delivery, bisogna chiedersi: la mia attività è veramente snella ed efficiente,
o c’è qualcosa che posso migliorare?». Al Sigep Lab sono giunti i contributi di
due gelatieri dal mondo. Martino Piccolo, da Sydney, lancia un messaggio di
speranza: «In Australia da 40 giorni non ci sono più contagi e con la
distribuzione del vaccino la gente esce di casa in tranquillità. Le vendite in
gelateria sono tornate quasi al livello pre-Covid». Maximiliano Maccarone, dall’Argentina
dice: «Oggi, importante investire in comunicazione digitale, formazione,
creatività e soprattutto condivisione delle idee con i colleghi gelatieri».
L'Italia alla Coppa del Mondo
In diretta da Sigep Lab, format
di eventi live in diretta dalla Scuola CAST Alimenti di Brescia, si presenta la
squadra che rappresenterà l'Italia alla prossima edizione della Coupe du Monde
de la Pâtisserie con il preciso obiettivo di salire sul podio. Il capitano
Lorenzo Puca, vincitore della categoria zucchero al Campionato Italiano
Seniores tenutosi a Sigep 2020, racconta: «Per arrivare a questi livelli
bisogna avere un’estrema ambizione ed essere persone competitive, oltre a
studiare settori molto diversi dalla pasticceria: architettura, stampistica,
grafica. L’obiettivo è stupire con effetti speciali, convincere e far sognare
il giurato». Massimo Pica ha vinto la categoria cioccolato con una tartaruga
scolpita in cioccolato fondente e cioccolato bianco aerografato: «Bisogna
puntare a qualcosa che emoziona e che fa tornare un po’ bambini. In gara vince
non tanto chi ha l’idea migliore ma chi sbaglia meno, è fondamentale la
progettazione». Andrea Restuccia, vincitore della categoria ghiaccio: «È
necessario avere le idee chiare, conoscere gli attrezzi del mestiere e guardare
qualcun altro che lavora il ghiaccio prima di cimentarsi: ogni blocco di
ghiaccio pesa dai 100 ai 120 chili».
Sostenibilità e innovazione
Capitale naturale, culturale,
economico. Ciclicità. Coevoluzione. Queste tre “C” ispirano la missione dell’Università
di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ateneo internazionale nata nel 2004 per
volere di SlowFood per formare i gastronomi di domani. Ne hanno parlato due ex
studenti e gastronomi alla Vision Plaza di Sigep Exp, in streaming nella
piattaforma digitale di Italian Exhibition Group. Matteo Doveri ha spiegato
l’approccio innovativo della scuola: «Prima il cibo veniva studiato in tre
diverse discipline, nutrizione, scienze agrarie e biotecnologia. L’Università,
invece, aggrega queste diverse discipline e le fonde con l’area antropologica e
culturale. In questo modo vengono formate delle figure professionali a tutto
tondo, con competenze verticali sul mondo del food. Una delle cifre della
scuola è il legame di interconnessione tra tematiche ambientali e produzione e
consumo di cibo». Erika Sesti, ex studentessa e oggi dipendente di un partner
strategico dell’Università, spiega: «Nell’agroalimentare è necessario un nuovo
approccio che parta dal prodotto, che va raccontato e spiegato, con ingredienti
naturali e facilmente comprensibili dal consumatore. Tradizione, territorio,
ambiente, persone e innovazione sono i valori su cui puntare oggi».
Le sfumature del pistacchio
In concorso Emanuele Alvaro -
Pistacchio di Bronte H2O, Mario Serani - Aqua Salus Pistachios, Salvatore
Ravese - Pistacchio al Verdello di Calabria, Federico Molinari -Pistacchio
della Corona, Guido Cortese - Stigliano Bronte 0-0 palla al centro, Albina
Yasinskaya - Nettare e Ambrosia, Grizi Matteo - Green Seed, Fabio Mellace -
Evergreen, Santo Palumbo - La verità. Sono tutte le sfumature del gelato al
pistacchio base acqua. Senza latte? Si può. Ingrediente antico e difficile da
lavorare per la sua percentuale di grassi, il pistacchio si è radicato anche
nelle coltivazioni in Italia e trova consistenza, cremosità e impatto con il
palato anche nella lavorazione base d’acqua. Con la costanza e il coraggio
dell’Associazione Italiana Gelatieri, Claudio Pica e Vicenzo Pennestrì hanno
voluto comunque un concorso che mettesse alla prova le abilità dei maestri con
un ingrediente così iconico e difficile. Occasione per far debuttare
l’expertise e le iniziative didattiche dell’Accademia “Alberto Pica”. Al gusto
e consistenza va il 40% del punteggio; con il colloquio tecnico il 40%, e alla
video presentazione del gusto va il 20% del punteggio della Giuria. Sul podio
del pistacchio: terzo classificato Fabio Mellace, secondo Guido Cortese e sul
gradino più alto Santo Palumbo.